Oggi il granato è brillante ma dichiarato. Ne intuisco l’evoluzione, eppure quel fondo compatto, di un suo ardore persino rubino, ispira fiducia. Sì, i profumi sono quelli di cui avevo bisogno, quelli nei quali perdermi senza troppo pensare: “old fashioned”, austeri, signorili, “classici”, compunti, con il soffio etereo in prima linea e l’intrico di fogliame, bacca selvatica, humus, eucalipto e ciliegia macerata di corredo, con quest’ultima a regalare un gentile timbro surmaturo al frutto senza per questo sfociare nell’affaticamento aromatico. Chiede aria quel naso, lo senti, per adagiarsi più disteso sulle note di viola e terriccio. Ed è proprio in quel momento che mi piega ai suoi voleri, perché resistergli oramai mi appare come una forzatura dello spirito.
In bocca possiede rigore aulico (“monastico”, mi direbbe il grande Fabio Rizzari) e dignità conclamata, giocata sui “canoni canonici” della tradizione brunellesca. Fresco, scattante, finanche sottile nella trama tannica, assume un portamento flemmatico e asciutto, di una eleganza introversa, mantenendo una coerenza ed un garbo espositivo da non lasciare indifferenti. Non un’ombra di forzatura nei paraggi, solo il conforto di una mano pura e di un calore buono. Nel finale non si risparmia un certo irrigidimento nei tratti e nella diffusione, ma se gli allunghi non sono perentori stai pur certo della bella compagnia, perché nell’intimità di un eloquio non urlato potrai cogliervi la voce consolatrice della terra rispettata, trasposta in un bicchiere verace e senza fronzoli, fiero ed orgoglioso, capace di restituire per intero il senso tutto della misura, della naturalezza espressiva e dell’appartenenza.

da L’AcquaBuona: Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2001 – Le Chiuse

Balanço – More (1999)

NB Per una lettura migliore della scheda si consiglia questo brano come sottofondo