Premesso che non crediamo molto alle guide in senso generale, opinione personalissima, che in questo periodo dell’anno sfornano recensioni, premi e bocciature del mondo del vino, spesso forse più preoccupate a non toccare la “casta” che seriamente impegnate nello scauting di nuove realtà enologiche, di nicchie di qualità, di nomi nuovi, anche se non tutte, per fortuna. La guida del Gambero Rosso, forse la più autorevole in materia, sembra quasi un libro aperto in tal senso, sempre poche le novità proposte. Quest’anno, però, nella stesura di una guida del 2015, si è superata per il Molise premiando ben due vini, anzi, si lascia andare, dopo quel “elogio alla semplicità enologica” nella guida del 2013 – ne parlammo in quest’articolo – a commenti incoraggianti: “finalmente anche il “piccolo” Molise inizia a dare prova d’interpretazioni del territorio di maggiore interesse”. Non si smentisce neanche con l’abbinamento con altre regioni, stavolta la Calabria, ma a questo siamo ormai abituati in senso generale, aggiungendo che “molto lentamente, ma anche l’enologia molisana sta cambiando, registrando finalmente qualche timida evoluzione che dà conto di un territorio con una grande vocazione alla viticultura sino a ora mortificato da interpretazioni tutte potenza e internazionalità, o marcate da ingenuità, spinte rustiche o un debole troppo dichiarato per l’enologia moderna. Ma qualcosa sta cambiando, dicevamo. E il territorio inizia a diventare protagonista”. 
I due vini premiati
Vivaddio, finalmente ci schiodiamo dal quel misero, desolato e unico premio, ad appannaggio dell’azienda simbolo regionale, Di Majo Norante di Campomarino, straordinaria con i suoi vini simbolo Contado e Don Luigi che a turno occupano i prestigiosi scanni (con la splendida parentesi dell’Aglianico biorganic lo scorso anno), strameritati ovviamente, dando lustro a un’altra azienda, sempre di Campomarino, che da qualche tempo meriterebbe la ribalta in questa guida, forte dei copiosi riconoscimenti, anche internazionali, che ogni anno riesce a mettere in bacheca. L’azienda Borgo di Colloredo, sapientemente guidata dai fratelli Enrico e Pasquale Di Giulio, con il suo Aglianico 2010 Terre degli Osci IGT (ancora un Aglianico, sarà un caso?), affianca l’inossidabile Don Luigi 2011 Molise Rosso Riserva, con il cuore di Montepulciano. Una grande soddisfazione per tutto il Molise enologico che sta ritagliandosi un posticino nell’enologia che conta, un terroir tutto da esprimere che può dare grandi vini secondo i recensori del Gambero, oltremodo critici, anche se con vene di verità, cosa che noi abbiamo sempre affermato e che non ci stancheremo di ripetere. Il Gambero, come ironicamente apostrofammo nell’articolo prima citato, ha finalmente fatto un passo indietro.
Sebastiano Di Maria
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