Un percorso della qualità a cui attribuire un valore. Dop e Igp quali
efficaci armi per difendere e tutelare i nostri territori, rilanciare
l’agricoltura e vincere la concorrenza sui mercati

Il valore della qualità nei prodotti a indicazione
geografica. Era questo il tema del convegno organizzato dal
Dipartimento ICQRF (Ispettorato della Tutela della Qualità e Repressioni Frodi
dei Prodotti Agroalimentari) e sviluppato sabato scorso al Salone del Gusto di
Torino davanti ad un pubblico attento, interessato di produttori, trasformatori
e rappresentanti di consorzi di tutela, tra i quali quello del Parmigiano
Reggiano e della Mozzarella di Bufala Campana.

 

Pasquale Di Lena durante il suo intervento

Il convegno, coordinato da
Nando Cirella, Direttore della rivista “Agricoltura e
Innovazione”, è stato introdotto dal Direttore del Dipartimento ICQRF, Dr.ssa
Laura La Torre, che, dopo aver portato il saluto dell’Istituto
e del Mipaaf, ha riferito degli importanti risultati raggiunti negli ultimi due
anni nel campo della Repressione frodi, pari ai venti anni precedenti. Risultati
importanti anche nella tutela dei nostri prodotti sui mercati esteri, oggetti,
come si sa, di “clonazione”, cioè di sfruttamento dell’immagine. Il valore di
questa vera e propria usurpazione è calcolato in sessanta miliardi di euro che
l’Italia con i suoi produttori e trasformatori perde. Risultati importanti,
grazie a una squadra affiatata – come ha tenuto a sottolineare il direttore
della tutela della qualità – operativa sul territorio nell’interesse dei
produttori e trasformatori seri, che sono quelli che vengono penalizzati da
operazioni di adulterazione e falsificazione, ma, soprattutto, per i consumatori
che hanno bisogno di sentirsi garantiti nella scelta della qualità.
 
Il Prof. Vincenzo Peretti
Un consumatore che ha modificato sempre più il proprio comportamento nei
confronti della qualità, fino a considerarla valore importante di uno stile di
vita improntato sulla sobrietà e la moderazione, oltre che su una sana e
corretta alimentazione, che solo la qualità può dare.
E questo grazie ai
territori quali contenitori di storia, cultura, tradizioni ed espressione di
ambienti e paesaggi unici, e, ai nostri bravi produttori e ai loro consorzi di
tutela, impegnati a mettere sulla tavola del consumatore del mondo un prodotto
contrassegnato con il bollino Dop, Igp o Stg, che riguarda non solo le 246
eccellenze italiane (154 Dop, 90 Igp, 2 Stg) ma anche le 1118 (548 dop, 532 Igp
e 38 Stg) riconosciute nei 27 paesi dell’Unione europea.
Un elemento
importante per creare a una strategia di marketing capace di informare e formare
il consumatore del mondo che, com’è stato detto, sente il bisogno della qualità
e di essere garantito nella scelta anche per difendersi dai processi in atto di
omologazione che le multinazionali del cibo, dalla produzione, trasformazione e
distribuzione stimolano con ogni mezzo.
Il valore della qualità dei prodotti a indicazione geografica è oggi l’arma più
efficace per difendere e tutelare i nostri territori, rilanciare l’agricoltura e
vincere la concorrenza sui mercati con un’immagine Dop o Igp vincente che
stimola la voglia di visitare i luoghi di origine della qualità e, in questo
modo, a programmare, organizzare e promuovere un turismo sostenibile in cerca di
emozioni e di esperienze da vivere.
 
L’enologo Riccardo Cotarella
L’incontro, partendo da questi temi, ha visto, con noi che abbiamo parlato
del percorso della qualità, protagonisti altri relatori: il comandante del
nucleo antifrode dei Carabinieri di Parma, Capitano Marco
Uguzzoni, che ha illustrato compiti e risultati nonché l’organizzazione
della squadra da lui diretta sul territorio italiano; l’illustre enologo
Riccardo Cotarella, professore dell’Università della Tuscia di Viterbo
che ha parlato della qualità del vino con particolare riferimento alla vendemmia
ultima condizionata fortemente dal clima; il professore Vincenzo
Peretti, docente dell’Università Federico II di Napoli, che si è
soffermato sulle eccellenze di origine zootecnica, in particolare dei formaggi,
che, oltre a essere quelli che hanno salvato dall’abbandono totale territori
marginali e le nostre montagne, rappresentano, con 1,9 miliardi di euro la quota
più alta del nostro export agroalimentare, con il 70% di questi formaggi
eccellenze Dop e Igp.